Stiamo organizzando le prossime date e i luoghi degli incontri orientativi sulla separazione collaborativa!
Genitori che collaborano anche nella separazione
di Alessandra Ostini Sutto
Azione - 26.02.2024
(freepick.com)
Famiglia ◆ Da gennaio è attivo un nuovo servizio dell’Associazione genitori nell’accudimento pensato per accompagnare la coppia nel processo di separazione, ne abbiamo parlato con i responsabili
La separazione e il divorzio comportano dolore e smarrimento, sia per i figli sia per i genitori, i quali spesso faticano a gestire emotivamente la situazione e dunque a mantenersi sereni nel proprio ruolo genitoriale. Dal canto loro, i bambini subiscono le conseguenze negative del conflitto che osservano – o quantomeno avvertono – tra i genitori. Una situazione che è realtà per circa 500 bambini ogni anno in Ticino, mentre, più in generale in Svizzera, a fallire sono mediamente due matrimoni su cinque.
Per provare a essere d’aiuto in tale situazione AGNA (l’Associazione genitori nell’accudimento, nata nel 2005 proprio per offrire sostegno alle famiglie in fase di separazione e divorzio) ha messo a punto un progetto di «accompagnamento alla separazione collaborativa».
Idea del nuovo servizio – che gode del sostegno del Dipartimento della sanità e della socialità – è quella di «accompagnare», appunto, i genitori nel processo di separazione, facendo in modo che trovino loro stessi una soluzione per la propria situazione, la quale assicuri relazioni regolari tra entrambi i genitori e i figli, una gestione ottimale e condivisa dei tempi di accudimento e una gestione sostenibile dei mezzi finanziari. «All’inizio la maggior parte dei genitori non ha una visione chiara delle responsabilità e dei doveri che gli competono, in particolare per l’accudimento dei figli» afferma Pietro Vanetti, presidente di AGNA. Quello di cui hanno bisogno in questa fase è capire in modo concreto come affrontare il cambiamento e, soprattutto, da dove cominciare: «Si sentono impreparati e “ignoranti” riguardo i passi da intraprendere. I consigli dei conoscenti, quando riescono a parlarne con qualcuno, non sempre sono d’aiuto, creando spesso altri dubbi e paure», aggiunge Rudy Novena, coordinatore e segretario di comitato di AGNA.
Un percorso pensato per gradi
Il progetto di accompagnamento alla separazione collaborativa è un percorso per gradi. Il primo coincide con una serie di serate di informazione e sensibilizzazione, organizzate in modo da coprire le principali regioni del Cantone, che ha preso avvio alla fine di gennaio. Durante i singoli incontri una coppia composta da un avvocato e uno psicologo informa i partecipanti sulle procedure giuridiche e gli aspetti psicologici che è bene conoscere prima di rivolgersi alle autorità competenti, ponendo al centro dell’attenzione gli aspetti emozionali dei vari membri della famiglia. Obiettivo delle sessioni è, infatti, rendere i genitori consapevoli delle esigenze dei figli e dell’importanza di riuscire a procedere con rispetto reciproco per salvaguardare il benessere dei minori in questa sensibile fase della loro vita. «Quando gli adulti riescono a riconoscere il loro ruolo genitoriale anche durante e dopo la separazione e a tenere distinte le difficoltà emotive di una coppia che si separa dal rapporto di genitori verso i loro figli, questi ultimi hanno modo di affrontare il processo di trasformazione della loro famiglia, senza sentirsi abbandonati a sé stessi», spiega Novena.
Il progetto – per chi lo vorrà – potrà poi proseguire con delle consulenze, individuali o di coppia, nell’ambito delle quali approfondire il proprio caso da un punto di vista legale e psicosociale. In questa fase, grazie al modello MU©K – uno strumento informatico che ha il pregio di favorire la mediazione e il reciproco riconoscimento di bisogni e capacità economiche – sarà anche possibile fare una stima degli oneri di accudimento e capire quindi concretamente cosa significa separarsi.
Dopo queste fasi iniziali, AGNA prevede di offrire un aiuto nella redazione della convenzione per la suddivisione dell’accudimento e degli oneri finanziari da presentare alla Pretura o all’Autorità di protezione, che avranno quindi il vantaggio di dover valutare la plausibilità di un documento condiviso e che tiene conto dei parametri della legge vigente.
Un lavoro di rete
AGNA intende inoltre promuovere, con un lavoro di rete, dei cicli di interventi multidisciplinari a sostegno delle situazioni difficili, in modo da poter raggiungere anche in questi casi l’obiettivo ultimo del percorso di accompagnamento, ovvero la gestione quotidiana della separazione con una condivisione concreta della genitorialità, secondo i tempi di accudimento e i mezzi finanziari predisposti.
«Sul territorio sono presenti molti servizi di consulenza, mentre il nostro è un servizio di accompagnamento: non ci “limitiamo” a consigliare il da farsi, aiutiamo attivamente a concretizzare il concetto», afferma il presidente di AGNA, associazione che, per arrivare a questo risultato, ha studiato metodologie collaudate, in particolare il «modello Cochem», quello australiano e il più recente consensus-parental, attualmente implementato in Vallese, dove gli incontri di orientamento sono un passaggio obbligato per accedere alla procedura di divorzio o separazione presso le istituzioni.
Già prima del servizio di separazione collaborativa, gli operatori di AGNA erano – e sono tuttora – a disposizione delle famiglie per mezzo dello Sportello di consulenza legale-psicosociale. Attivato nel 2007, lo sportello mira ad aiutare – gratuitamente, grazie al contributo del Cantone e alla generosità di soci, aziende e sponsor privati – i genitori in difficoltà di relazione con i propri figli a causa di una separazione o un divorzio. Dato che, in questa attività di supporto alle famiglie, si è constatato come la causa principale di lite sia il calcolo per determinare il contributo di mantenimento, al primo sportello ne è stato aggiunto un secondo, che si serve del già citato MU©K, un metodo per il calcolo di tale onere secondo la modifica del Codice civile svizzero del 20 marzo 2015, in vigore dal 1° gennaio 2017. «I nostri servizi non vogliono sostituirsi agli incontri di mediazione familiare; costituiscono una prima accoglienza il cui scopo è quello di illustrare le procedure dal punto di vista legale e gli aspetti emotivi e psicologici relativi ai membri della famiglia, in particolare ai figli, senza tuttavia entrare nello specifico ma restando piuttosto sul quotidiano e occupandosi poi di indirizzare verso i più indicati servizi e specialisti presenti sul territorio», aggiunge Novena.
La custodia alternata sempre più diffusa
Nell’ambito della delicata e sensibile tematica della separazione, è in atto una tendenza che vede sempre più genitori desiderosi di esercitare in modo paritario e condiviso la responsabilità verso i propri figli. In realtà è da oltre 40 anni che si fa ricerca a livello internazionale sulla custodia alternata e la positività dei risultati ha contribuito ad accrescere la diffusione di tale modello in un numero sempre maggiore di Paesi. «Con la custodia alternata i genitori sono investiti di pari responsabilità nella cura, nell’educazione e nel mantenimento dei figli. Il modello prevede infatti che i bambini vivano alternativamente con la madre e con il padre, trascorrendo le giornate e il tempo libero con entrambi», spiega il presidente dell’associazione, da sempre a favore della bi-genitorialità.
Anche in Ticino, seppur l’affido esclusivo resti ampiamente dominante, la custodia alternata sta diventando per sempre più genitori un’ipotesi da valutare. Ipotesi che peraltro, dopo la riforma legislativa entrata in vigore nel 2017, su richiesta di un genitore, e anche di un figlio, l’autorità competente in caso di divorzio o di separazione ha il dovere di esaminare nell’ottica del benessere del minore. Un ulteriore passo nella direzione della bi-genitorialità è stato compiuto lo scorso 25 settembre dalla Camera del popolo, la quale ha approvato una mozione del consigliere nazionale del Centro Marco Romano che chiedeva che, «per favorire il benessere dei figli, questi ultimi dovrebbero poter beneficiare, di principio e in modo paritario, della cura ed educazione da parte di entrambi i genitori nel rispetto del principio di uguaglianza giuridica così come è già la regola per l’autorità parentale congiunta». Si attende ora la decisione degli Stati. Nel frattempo, lo psicologo Simone Banchini, che per AGNA si occupa dello Sportello legale-psicosociale, esprime alcune riflessioni riguardo alla mozione di Marco Romano: «L’autorità parentale congiunta è un diritto dei genitori, mentre la cura e l’educazione sono un dovere che essi devono poter esercitare. Dunque, il significato di “in modo paritario” non deve essere interpretato solo nei tempi a disposizione dei due genitori (50/50), anche perché i loro ruoli, siano essi il padre o la madre, differiscono sostanzialmente. È bene tener presente che nell’educazione le ricette non esistono, avendo a che fare con delle persone: quello che era giusto per mio figlio può essere sbagliato per il tuo, quello che era giusto per il mio primo figlio può essere sbagliato per il secondo, quello che era giusto ieri può essere sbagliato domani. La cosa migliore sarebbe quindi che il padre e la madre – siano essi uniti o separati – riconoscano sempre la centralità delle esigenze del figlio e optino per delle scelte e dei comportamenti nell’ottica del suo futuro, più che del loro presente».